La capacità di valorizzare i punti di forza di una persona
Nell’ultimo articolo di Andrea Bagnato abbiamo parlato di talento nello sport. Ma come incide questo a livello interiore e personale nel mio essere coach?
Esiste una famosa serie televisiva rivolta a bambini molto piccoli che tratta all’interno di un episodio il tema del talento. Viene quindi spiegato in un linguaggio molto semplice e figurato il significato di questo termine.
Apparentemente in maniera molto banale viene definito Talento ogni semplice azione che i piccoli protagonisti della serie riescono a metter in pratica in maniera ottimale e senza particolare fatica solo grazie alle loro caratteristiche personali, volutamente accentuate anche a livello visivo in questo caso.
All’interno dell’episodio, non tutti i personaggi trovano il loro talento con facilità, anzi in alcuni casi credono di avere solo caratteristiche negative e di non poter possedere nessun talento. Sono poi gli adulti di riferimento che stimolano i personaggi in questa ricerca, portandoli ad una consapevolezza molto concreta di alcune loro effettive capacità. Da questo punto di vista credo che all’interno del mondo “sport e disabilità” l’occhio di ogni singolo operatore dovrebbe partire da qui. Se viene detto che tutti hanno un talento, allora tutto sta nell’andarlo a ricercare e valorizzare.
Approcciarsi ad un atleta con disabilità con questa prospettiva di “talento” potrebbe fare la differenza sulla sua motivazione rispetto al percorso sportivo che sta intraprendendo.
La relazione atleta-allenatore nel mondo della disabilità: posso fare sport anche senza “talento”?
Negli ultimi anni, per fortuna, si sta sempre più parlando di meravigliosi atleti paralimpici fortissimi nelle loro discipline. Sicuramente le loro imprese nei diversi sport stanno dando la possibilità a tutto il mondo della Disabilità di far sentire la propria voce all’interno dello sport. Come in tutti gli ambiti però ci sono persone che spiccano (la minoranza) e persone che vanno a formare la più corposa maggioranza. All’interno del mondo Sport e disabilità questa situazione è ancor più evidente che in altre. Gli operatori di questo mondo dovrebbero comprendere che in primis hanno di fronte un atleta e una persona che va supportato in tutte le sue caratteristiche. In caso di atleti molto performanti in una disciplina, se ci si occupa solo delle doti più spiccate, senza considerare le fragilità, si rischia più che in altre situazioni di disperdere tutto il loro potenziale perché magari non vi è una piena consapevolezza rispetto al loro mondo interno.
Capita poi però molto spesso che molti bambini/e, ragazzi/e, adulti arrivino a noi in una condizione tale da non riconoscersi nessuna capacità sportiva e sta dunque a noi, a livello relazionale, fargli comprendere in primis che nessuno si aspetta da loro prestazioni olimpiche ma che semplicemente ci aspettiamo di avere di fronte una persona che può essere considerata un atleta con delle capacità da valorizzare.
Il talento è inclusivo e non è esclusivo
Rispetto questo tema rimando all’interessante articolo di Fiorino Tessaro, “La scoperta del talento. Il potenziale formativo di sviluppo per la cittadinanza dell’allievo con disabilità.”
Tessaro è docente dell’Università Ca’Foscari di Venezia. Insegna e svolge attività di ricerca su Metodologia e Didattica, Pedagogia della disabilità, valutazione e ricerca qualitativa.
Stefano Fazzalari
Foto di Insuperabili