Il binomio allenatore – atleta, una relazione fondamentale per la crescita
Chiunque abbia praticato sport all’interno di una società e a qualunque livello si ricorda del proprio allenatore o della propria allenatrice.
Potrebbe non ricordarsi il nome di tutti i suoi compagni, può non ricordarsi tutti gli esercizi fatti ma sicuramente si ricorderà di quella figura che, nel bene o nel male, ha lasciato un’impronta indelebile nel suo percorso di crescita e nella sua memoria.
Oltre la scheda allenamento
Dire che l’allenatore ha il compito di pianificare e organizzare gli allenamenti affinché i gesti tecnici e le prestazioni migliorino, significa relegare l’allenatore esclusivamente alla parte meccanica dell’allenamento, sminuendolo fino a farlo divenire poco più di una scheda allenamento (come quelle che si trovano già fatte online o che ti forniscono all’interno di alcuni franchising di palestre). Se l’allenatore avesse questo come focus principale od esclusivo allora sarebbe facilmente sostituibile e dimenticabile.
Perché allora ci ricordiamo i nostri allenatori? Perché gli allenatori non sono solo gli esercizi che ci fanno fare. Sono come spiegano gli esercizi, come gestiscono il gruppo, come correggono, come vedono l’atleta, le parole che usano durante l’allenamento e/o la gara e tanto altro ancora.
A volte vanno addirittura oltre: diventano mentori per gli atleti. I ragazzi e le ragazze li/le prendono come modello in ogni minimo gesto, parola, atteggiamento. Il comportamento quotidiano è intriso di quello che “l’ha detto il mio allenatore!”, “lo fa il mio allenatore!”.
L’allenatore fa crescere la persona
Ogni allenatore contribuisce infatti alla crescita e alla formazione di ogni singolo atleta. Ha un ruolo educativo.
Avere consapevolezza di questo complesso ruolo che si ricopre è fondamentale per poter intuire e riflettere sull’enorme potere, influenza e responsabilità che il ruolo di allenatore porta con sé. Una responsabilità che supera la didattica e contribuisce alla formazione dei futuri adulti, dei futuri cittadini trasmettendo loro valori e modalità di relazione con gli altri.
E allora diventa centrale porsi delle domande sul proprio stile, sul proprio modo di essere allenatori e di fare l’allenatore.
Ad esempio, sul mio modo di fare con gli atleti è importante chiedersi: come voglio che crescano? Che cosa voglio che imparino oltre ai gesti tecnici e specifici di uno sport? Quali valori dello sport trasmetto?
E l’altra faccia della medaglia sono le domande che, come allenatore, ci si dovrebbe porre: quali valori voglio trasmettere? I miei atteggiamenti, le mie parole, i miei comportamenti incarnano i valori dello sport? Quali metodologie e strumenti posso usare per trasmettere le competenze tecniche e trasversali fondamentali dello sport?
Una relazione per crescere ed apprendere
Tutto questo non resta sul piano teorico ma prende vita, che lo si voglia o meno, in campo e fuori campo, in ogni singolo momento in cui si sta e si comunica con gli atleti. In altre parole, come allenatore educo all’interno, attraverso e grazie alla relazione che ho con ognuno dei ragazzi e delle ragazze che alleno.
È necessario instaurare una relazione di fiducia con ogni atleta: una relazione in cui l’atleta si senta accettato, compreso, sostenuto e riconosciuto nei suoi pregi e nei suoi difetti, nei punti di forza e nelle debolezze e si senta accompagnato nel percorso di crescita. Rispettando i tempi, le velocità, le frenate, le cadute che questo percorso ha intrinsecamente.
Questa relazione non solo fa bene alla crescita dei singoli atleti, della squadra e dell’allenatore. Una buona relazione è funzionale all’apprendimento della disciplina sportiva stessa. La tipologia di relazione che si instaura tra un docente-allenatore e l’allievo-atleta influisce direttamente sui processi e sui livelli di apprendimento della materia insegnata, in questo caso lo sport.
Maggiore è la qualità della relazione che, come atleta, ho con il mio allenatore e maggiore sarà l’investimento, la concentrazione, l’energia e l’impegno che metto nell’apprendere i gesti tecnici e le strategie di gioco.
È un processo complesso che richiede attenzione, tempo, ascolto e intenzionalità. Eppure, è necessario per poter svolgere un lavoro più efficace e di miglior qualità nel tempo.
Il suggerimento/indicazione è quello di farsi tante domande sempre su come sto facendo e come mi comporto e non dare mai per scontato l’atleta, in nessun suo aspetto.
Irene Raimondi
Foto di Insuperabili