Libertà di giocare con le minipartite e gli Small Side Game
Libertà di giocare con le minipartite e gli Small Side Game
Capire e risolvere una situazione durante il gioco non è semplice. Talvolta per allenare un principio o un obiettivo, vengono create strutture complesse con l’idea di far accadere frequentemente una determinata cosa. Può essere utile in certe fasi del percorso, può essere utile in certe situazioni caratterizzate da specifiche fasi dello sviluppo del bambino “normotipico” e dell’atleta. All’interno di una seduta di allenamento vi può essere un momento più strutturato, analitico, in cui si riproduce o si cerca di riprodurre un gesto, una situazione, proprio con uno scopo bene preciso, cercare di farlo accadere!
L’eccesso di tale condizione però, potrebbe risultare essere poco reale, e distogliere dall’obiettivo scelto. Quindi cosa si può fare per rendere più semplice l’apprendimento in una situazione?
Eliminiamo strutture super complicate! Riduciamo cinesini, conetti o materiale di vario genere! Diamo spazio ai giocatori di scegliere e di trovare adattamenti durante il gioco.
Più ricchezza attraversi un gioco più semplice
Una tipologia di esercitazioni molto in voga negli ultimi anni, riconosciute anche nella letteratura scientifica dell’allenamento, vengono denominate Small Side Games (SSG). Gli SSG sono esercizi basati sul gioco, che modificano la struttura della partita classica. Sono proposte con numeri e spazi ridotti che simulano situazioni di gioco. In Italia anche conosciute come minipartite!
Gli SSG vanno bene per qualsiasi età e funzionalità nonostante ogni gruppo si differenzierà nei seguenti aspetti: velocità di esecuzione, precisione tecnica e occupazione dello spazio.
Ridurre il numero di giocatori permette un maggior coinvolgimento durante la situazione aumentando il numero di gesti tecnici, il numero di tocchi del singolo calciatore rispetto alla partita classica. L’atleta avrà più possibilità di essere protagonista e coinvolto (sempre tramite la guida e mediazione attenta dell’allenatore!).
Si possono preparare situazioni di gioco in parità numerica per stimolare il duello ma anche la collaborazione.
Oltre alla parità numerica, si possono proporre minipartite con jolly o in superiorità numerica. Queste situazioni rendono più semplice il raggiungimento dell’obiettivo di chi attacca; il giocatore in più permette di avere sempre una o più soluzioni per mantenere il possesso e finalizzare con più facilità. L’inferiorità difensiva obbliga invece i giocatori a trovare degli accorgimenti per un’organizzazione maggiore e più efficace.
I feedback possono essere dati sia alla squadra in possesso che alla squadra non in possesso e possono variare da aspetti tecnici (l’obiettivo della seduta) ad aspetti tattici (sia individuali che collettivi); qual è il principio che vogliamo sviluppare? Consolidamento del possesso palla, la transizione, l’1 contro 1, la conduzione rapida, etc.
Ne beneficiano i grandi e anche i più piccoli! Età differenti, funzionalità e disabilità differenti, magari intellettive, potrebbero essere favorite nell’apprendimento.
La “condizione atletica” oltre alla tecnica e tattica
I dati di alcuni studi indicano che l’intensità di un allenamento con la palla è influenzata negativamente da un maggior numero di giocatori, a parità di superficie di gioco, quindi da una elevata densità!
La moderna metodologia di allenamento prevede, oltre ai classici metodi senza palla, l’utilizzo di esercitazioni tecniche, con palla, nella forma di minipartite per lo sviluppo delle capacità fisiche dei calciatori.
Gli SSG integrano in un’unica forma di allenamento oltre allo sviluppo dei temi tecnico-tattici, anche le richieste bioenergetiche della partita e la motivazione dei calciatori; in questo modo si ottimizza il tempo dell’allenamento. Tale condizione potrebbe risultare favorevole anche nel caso in cui si abbiano poco tempo a disposizione.
Gli SSG, le minipartite, hanno origine dai tempi in cui era molto presente il gioco per strada, nel quale i bambini, spontaneamente, adattavano il tipo di partita cambiando le dimensioni del campo, il numero di giocatori impegnati e anche le regole di gioco (Hill-Haas et al., 2012). E questo giovava indirettamente, senza che loro lo sapessero, anche dal punto di vista della “condizione fisica”!
La letteratura scientifica, nel corso degli ultimi anni, ha studiato moltissimo tali proposte. Alcuni autori hanno osservato che l’utilizzo di campi ridotti ha favorito la crescita tecnica e fisica nei giovani calciatori. Possiamo in questo modo favorire il numero di contatti col pallone e l’interazione fra compagni, migliorando le abilità specifiche e le capacità coordinative del calcio sviluppate in un contesto fedele alla partita (D’Ottavio, 1993).
Gli autori hanno riscontrato che i formati di gioco ridotti (2 contro 2, 3 contro 3, etc.) si avvicinano alle richieste di intensità della partite (Abrantes, 2012), rispetto alla forza (Los Arcos, 2015) e alla resistenza.
Tutto questo è reale, sebbene osservato nel contesto “normotipico”, ma è possibile considerarlo applicabile anche al contesto paralimpico per atleti con disabilità? Si, se pur con le opportune attenzioni.
In queste situazioni le variabili sono meno prevedibili: assenze prolungate senza apparenti motivi, periodi in cui è necessario un recupero psico-fisico, terapie, calo della motivazione, eterogeneità di età e disabilità nei gruppi, etc. Non sempre, a parità di età, si riesce a replicare il la sistematicità del contesto “normotipico”. Un esempio banale alla portata di chiunque abbia praticato sport: pianificare una o due settimane di “preparazione atletica” ad inizio stagione per una prima squadra!
Non esiste solo il goal
La flessibilità degli SSG permette soluzioni diverse per finalizzare o raggiungere un obiettivo. Oltre alla porta difesa da un portiere si possono organizzare molte situazioni come ad esempio: una o più porticine, situazioni da risolvere portando la palla oltre una linea di meta, possessi palla non direzionati con un minimo di passaggi da raggiungere per ottenere 1 punto, situazioni mischiate (porta da un lato e porticine dall’altro, porticine e linea di meta, etc.).
L’attenzione dell’allenatore e i suoi feedback sono rivolti all’obiettivo prioritario dell’allenamento e il principio da allenare. Ad esempio, se si decide di allenare l’attacco alla profondità, possiamo utilizzare una linea di meta superabile solo da un passaggio filtrante con il compagno che deve controllare il pallone.
Attenzione però ad errori ripetuti che impediscono o limitano il lavoro sull’obiettivo primario. Ad esempio, se l’obiettivo principale della seduta è il passaggio con la ricerca della massima ampiezza potrebbe succedere che i giocatori non riescano a superare la pressione dei difensori a causa di una errata postura del corpo in fase di controllo del pallone. Il coach potrebbe suggerire di “aprire il controllo” per poter sfruttare meglio tutto il campo a disposizione!
Aiutiamoli a fare
Gli SSG sono un mezzo di allenamento che offre possibilità semplici, ma variegate in ogni contesto in cui si gioca a calcio. All’interno della programmazione della seduta, gli SSG possono avere più collocazioni: si inseriscono molto bene nella fase globale dell’allenamento. Possono essere inserite nel momento situazionale, o diventare un buon esempio di partite a tema. Possono anche essere inserite ad inizio seduta magari con un obiettivo prevalentemente “fisico”. Importante è essere consapevoli della scelta.
Semplificare e adattare consapevolmente porterà i giocatori ad esprimersi liberamente e ad imparare. Proviamoci, possono stupirci!
Luca Carlino – Coach sportivo e supervisore Insuperabili
Andrea Bagnato – Manager Prime Squadre Insuperabili e Manager R&D Insuperabili
Foto: Insuperabili