IL GIOCO IN CAMPO
Che cos’è il gioco in campo? Un paio di mesi fa, Sara Oliva ci presentava come il gioco fosse uno strumento per l’apprendimento e ci lasciava con la provocazione di rendere il gioco una dimensione più presente all’interno degli allenamenti. Proviamo a vedere come farlo.
Che cos’è “gioco”?
La parola “gioco” richiama molteplici ambiti e sfumature di utilizzo. Essa comprende sia “Qualsiasi attività liberamente scelta a cui si dedichino, singolarmente o in gruppo, bambini o adulti senza altri fini immediati che la ricreazione e lo svago, sviluppando ed esercitando nello stesso tempo capacità fisiche, manuali e intellettive” (Treccani) sia attività ricreative di tipo competitivo, caratterizzate da obiettivi e regole ben delineate, come lo sport diventando in alcuni casi addirittura sinonimo (gioco del calcio).
Partendo da questi significati i rischi possibili sono due:
- vedere il gioco principalmente come uno strumento;
- focalizzarsi su uno dei diversi significati della parola gioco, come se questo fosse esaustivo del tutto.
La difesa del gioco
Il gioco è “degno” di esistere in quanto tale, non ha bisogno di “essere strumento per…”.
Diversi studi hanno dimostrato come il gioco favorisca lo sviluppo psicofisico ed emotivo, le abilità di adattamento e le competenze relazionali. Huizinga (1938) sostiene che il gioco non è solo un’attività ricreativa, ma un aspetto cruciale della vita umana, profondamente intrecciato con la creatività, l’interazione sociale e la formazione di norme culturali: “Da molto tempo sono sempre più saldamente convinto che la civiltà umana sorge e si sviluppa nel gioco, come gioco”.
Questo ci dice che il gioco permette all’uomo di formarsi, crescere, imparare a stare nel mondo e imparare a cambiarlo. Ci dice che il gioco è molto di più di uno strumento: è dimensione fondamentale di ogni singola persona, tanto che è stato dichiarato diritto dall’ONU nel 1989.
Il bambino, l’adolescente, ma anche l’adulto, non giocano per apprendere, per crescere o per migliorare. Non c’è questa intenzionalità di azione e di pensiero.
E’ lo sguardo intenzionale del professionista che rilegge il gioco e il giocare in un’ottica di sviluppo, crescita e potenziamento di competenze specifiche e/o trasversali. Sono i professionisti che decidono consapevolmente quale gioco proporre per favorire un determinato apprendimento. Siamo quindi noi allenatori che lo rendiamo strumento di apprendimento all’interno del campo di gioco.
E non possiamo dimenticare la dimensione di libertà e leggerezza del gioco quando alleniamo e quindi quando siamo più spostati sulla dimensione competitiva. Un eccessivo sbilanciamento in questa direzione snatura il gioco stesso, facendolo diventare altro: non è più un gioco competitivo ma competizione. Ma se diventa altro, perde anche le altre componenti educative.
Il gioco scende in campo
Come possiamo quindi portare la dimensione del gioco all’interno dei nostri allenamenti?
Le strade possono essere due:
- Conoscere dei giochi “puri” e cercare in essi degli elementi che mi rendano funzionale l’allenamento e che mi permettano di lavorare sugli obiettivi che mi sono dato;
- Analizzare le diverse fasi e i diversi esercizi dell’allenamento, “smontandolo” in tanti pezzettini, e inserire in alcuni di essi degli elementi di gioco per aumentare il coinvolgimento.
In pratica
Che cos’è il gioco in campo, in senso pratico? Siamo sicure che avete in mente più di un gioco che avete giocato in questa stagione o anche in tutti gli anni in cui avete allenato le squadre. Molte volte abbiamo un’idea sbagliata del gioco, in cui pensiamo che sia tempo sprecato perché non stiamo lavorando su qualcosa di specifico per il calcio. Ma la realtà è che ogni gioco può avere il suo obiettivo applicato al calcio.
Vogliamo fare degli esempi?
Come già detto, dipenderà dall’approccio e dall’obiettivo che vogliamo dargli: voglio che sia un momento di attivazione in cui non c’è nulla di specifico? Giochiamo a rubare la coda. Un gioco dinamico che può essere svolto individualmente o in gruppo. Indossiamo una pettorina sul sedere e all’interno di un’area dobbiamo cercare di rubare le code dei nostri avversari e cercare di scappare per non farsele rubare. Vince chi ottiene il maggior numero di code. Dal gioco base si possono applicare migliaia di varianti. Si tratta di un gioco semplice che può aiutare a iniziare in modo attivo e senza grande carico cognitivo.
Per lavorare sulla coesione del gruppo, si può giocare a “Portare la palla con una parte del corpo”. Come? Formiamo gruppi di 3-4 persone e tutti i membri devono portare la palla con la parte del corpo indicata. Saranno loro stessi a concordare come farlo per raggiungere la meta senza che la palla cada a terra. Ogni volta che la palla cade a terra, il gruppo deve ricominciare dall’inizio. Per finire, si può fare lo stesso riunendo tutti i giocatori.
Ho bisogno di lavorare sulla mobilità della squadra quando abbiamo la palla, perché mi rendo conto che è difficile muoversi dalle nostre posizioni: giochiamo a “Conquistare i 4 angoli”. Come spazio si giocherà all’interno di un quadrato o di un rettangolo, a seconda che si voglia lavorare, oltre che sulla mobilità, anche sulla profondità o sulla larghezza (rettangolo) o che si sia interessati a lavorare solo sulla loro mobilità (quadrato). Formiamo 2 squadre che giocheranno una contro l’altra. In ogni angolo creiamo 4 mini quadrati che saranno le zone in cui un giocatore dovrà ricevere la palla per farle diventare zone di conquista. Vince la squadra che riesce a conquistare per prima le 4 zone. A seconda del livello della squadra, si può fare con i piedi o con le mani.
Per lavorare sull’attenzione, la velocità, l’attesa in fila, la comunicazione, mentre si compete con l’altra squadra… possiamo giocare a “Tris”. È un gioco divertente in cui si lavora su molti aspetti allo stesso tempo, quasi senza rendersene conto perché l’unico obiettivo è fare una fila dello stesso colore prima della squadra avversaria. Nove cerchi possono essere utilizzati per delimitare lo spazio in cui il giocatore posiziona la pettorina o il cinesino. Il solo fatto di stare in fila in attesa del proprio turno e di aiutare il compagno a mettere la pettorina al posto giusto è un indicatore del fatto che sta vivendo il gioco. La palla può essere aggiunta per lavorare sulla guida e fare da testimone al compagno per continuare il gioco.
E se dovessimo pensare a dei giochi con cui far divertire le squadre Silver? Conosciamo le loro caratteristiche, ma questo non può impedirci di provare a pensare a giochi, con un approccio individuale o di gruppo, o che siano lavorati individualmente per un obiettivo comune. Se sappiamo che il lavoro di gruppo può essere difficile in alcuni casi, possiamo iniziare a pensare a piccole sfide che prevedono il raggiungimento di un obiettivo di squadra.
Giochiamo a mettere i cinesini nel cerchio dello stesso colore. Come? Tutti i cinesini sono posizionati nel cerchio centrale e i cerchi intorno al campo. A ogni giocatore viene assegnato un colore ed è responsabile di quel colore. Quando l’allenatore indica di iniziare, il giocatore deve raccogliere i cinesini del suo colore uno alla volta e portarli al cerchio di quel colore. L’obiettivo è che tra tutti i compagni portino i cinesini nel posto giusto. Il semplice fatto di giocare allo stesso gioco, con lo stesso obiettivo e nello stesso spazio/tempo, in misura maggiore o minore, creerà un legame tra loro, al di là del lavoro individuale svolto con ciascuno di essi.
Impariamo a giocare e giochiamo per continuare a imparare, questo il segreto de il gioco in campo.
Irene Raimondi – Referente R&D Pedagogia
Laura Gutierrez Navarro – Educatrice Coach Insuperabili